Da oggi potremo raccontare ancora meglio tutte le avventure dei nostri super eroi preferiti quali Thomas, il Matador e tutti gli altri. Segui tutti i nuovi post degli Elefunk e condividi su facebook i nostri concerti e tanto altro.
Questo nuovo numero di “Lezioni di Funk” getta le premesse per il cammino e la maturazione di un vero discepolo del funk (il Funky Guyz). Nei soggetti predisposti, il bisogno di funk si evidenzia con il desiderio di fiondarsi in pista da ballo tentando di molleggiare oscenamente alla ricerca di vibrazioni positive. Questo, nei mitici ’70 era assai più gratificante rispetto al periodo attuale in cui i giovani adepti del genere, difficilmente trovano riscontro e goduria nel molleggiarsi su ritmiche che poco si addicono a gente funk e very cool come loro.
E’ così che sin dall’età pre-adolescenziale il funk si radicava negli animi degli Elefunk con modalità che allora non comprendevano appieno. Un funk ancora sopito si nascondeva dietro le sembianze di giovani sfigati che spudoratamente e con discutibile senso del ritmo si dimenavano sulle Dance-floor delle più trendy feste delle medie, feste dell’Unità, sagre paesane e discoteche all’ultimo grido. Con i primi peli e le prime seghe arrivò anche il Rock. E questo genere così virile ed ampio, aprì barlumi di speranza alla vita dei nostri discepoli…. a breve subentrò il blues e il resto è storia…
Ma cosa c’è all’origine di questo bisogno di funkeggiare peso che fin dalla tenera età si manifesta nei giovani Funky-Guyz? Se risaliamo alla fonte dello stile, del groove dei grandi Elefunk (i rivoluzionari del Funk) dobbiamo tener conto di un particolare fattore… Numerosi studi di settore, prove di laboratorio, prove da sforzo, prove di ammissione, emissione ed immissione hanno dimostrato l’esistenza di un altro fattore oltre all’X-FACTOR: è l’F-FACTOR Dove la “F” sta ovviamente per Funk! …ma non solo, la “F” evidenzia anche altre caratteristiche Elefunk che sono: Fica, Figo, Feetness e Fottutissimo-Groove.
Ed ecco svelati alcuni misteri che avvolgono la band. L’inspiegabile capacità di attrarre fans del sesso opposto dalle più giovani alle più ansiane (Milf – Mothers I’d Like to Funk); il loro stile che ormai contraddistingue un modello per la moda e lo stile di vita dei comuni mortali; il fisico atletico che sorprendentemente ogni Elefunk possiede malgrado non facciano un cazzo e per ultimo, ma non per importanza, il fottutissimo groove che emettono nei loro live! Insomma, per essere veri discepoli del funk non è sufficiente amare la funky music; bisogna avere una certa predisposizione ed attitudine positiva (L’”F-factor”), anche nelle missioni impossibili, difficili e cazzute della vita! E la missione impossibile degli Elefunk è unificare sotto il funk lo stivale! …Cazzate? Chiamatela leggerezza di vita, incoscienza…ma la vita è un soul train dell’anima in cui ognuno ha lo spazio per una danza e se non ti butti a ballare in questa grande dance-floor collettiva, non sei un vero Funky-Guyz! …non hai il fattore-F, ed è meglio se stasera stai a casa a guardare X-factor! edizioni Funk-Press
Conclusa la seconda lezione parlando di quanto sia importante la conoscenza dei nostri predecessori, delle nostre radici e dei nostri nonni, padri, madri e figli, eccoci qui alla terza lezione sul funk, ovvero: Iniziamo a parlare in dettaglio delle nostre origini.
Sfogliando la nostra Anima e grattando nel profondo del nostro Cuore, tutti noi sappiamo bene che i nonni dei nonni dei nonni dei nonni dei nostri nonni erano un popolo avvezzo all’abbronzatura (beh, diciamo che erano sempre belli neri). Iacopo effettivamente ne è l’esempio più lampa(da)nte del nostro organico…
Come detto nella seconda lezione di funk, il loro passatempo preferito era quello di andare a raccogliere il cotone nei campi ( Gli elefunk lo sentono bene questo trascorso, perché nessuno di loro resiste per più di cinque minuti senza una sana maglia di cotone addosso…) e tra una balla e l’altra, giù nella fascia sud degli USA, nei primi del novecento nascono canzoni speciali, fatte di tanta umiltà, sofferenza e voglia di fuggire.
E’ quindi il Soul, quel sano Groove che ti sconvolge l’anima, e che getta le basi di un genere che cerca in ogni modo di trasmettere voglia di vivere, di sorridere e di godere (al solito si spiega perché i componenti sono così rigidi e intonsi, sempre dritti verso la meta…).
Avete già capito che senza il Blues tutto il nostro caro e beneamato Funk(y) non sarebbe potuto sorgere, ed è per questo che ci sembra doveroso partire proprio da qui, dal Blues. Dove tutta la nostra musica moderna trova principio.
Solo una breve citazione che ci sembra carina, è l’etimologia del nome: Blue. Termine con cui gli occidentali collegavano il colore blu al senso di nostalgia e tristezza che veniva evocato dalla melodia cantata dagli Afro-Americani. Blues deriva dall’espressione “to have the blue devils”, avere i diavoli blu (Ricordate quando il Pera canta: I’ve got a (blue) devil on me..”? appunto…).
Nel tempo però, da musica triste cantata in mezzo ai campi, si è evoluta ed è passata ad essere incisa in dischi. Era pura passione che spingeva i pionieri a mettersi davanti ad un microfono, imbracciare una chitarra (spesso mezza scordata) e suonare, cantare, e battere il piede in terra (su assi di legno!) in modo da tenere il tempo…
Ci sono tanti artisti che vantano “l’invenzione” o a cui è possibile attribuire “la nascita” del Blues, ed ognuno ha un parere personale. A noi piace considerare come padre, un giovane ragazzo, trisavolo o in qualche modo parente di Giackke (con cui ne condivide i tratti somatici “dalla vita in giù” ed il carnato), nato ad Hazlehurst nel Mississippi, l’8 maggio 1911. La schiavitù è ormai abolita da tempo e Robert Johnson può fin da piccolo innamorarsi della musica, in particolare all’armonica ed alla chitarra (e come hobby coltiva cotone, fino ad aprire una linea propria di abiti di cotone dal marchio Robert J. Malloy). Robert si specializza negli anni in tecnica fingerstyle e fingerpicking (corde pizzicate con le mani), dimostrando una capacità ed uno stile invidiabile da molti, ancora oggi. Le melodie che nascono dalla sua voce, dalla complessità delle strutture ritmiche e dai testi, imprimono delineano ed inquadrano tutti i fondamenti del Blues descritti da molti, fino ad allora, solo come piccoli tasselli colorati di un mosaico a cui Robert Johnson da finalmente una pregevole scultura.
La vita di Robert scorre e scivola via troppo velocemente, in un turbolento susseguirsi di alcool e storie di donne sempre più facili.
Come accade per ogni nostro avo, noi Elefunk sentiamo scorrere vivo quel passato pieno di calore in commistione tra vini di ogni tipo che si fondono al nostro sangue per dare vita all’essenza della nostra linfa vitale.
La vita però, per quanto sia gonfia di gioie, a volte si rivela avara nel concedere troppo, e così vediamo spegnersi a soli 27 anni un pilastro della nostra genealogia. Indelebili sono per noi quei brani che ci ha tramandato, da Sweet home Chicago, Cross Road Blues, Me And The Devil Blues…
Concludendo: questa splendida lezione ci è servita per dare il punto di partenza al nostro percorso, un percorso lungo e radicato nel profondo, che rispecchia la visione e la voglia di trasmettere degli Elefunk, accomunati con molti grandi da un’innata ed insana voglia di allattare il mondo con la loro musica, di cospargere il seme del funk ovunque, di imbiancare la tavolozza pentatonica con sincopatici ritmi tribali, di infilare in ogni pausa ritmica i membri degli Elefunk senza dare tregua al sound che nasce dal basso e poi va su…
Se apriamo la bibbia del funk, (come gli elefunk fanno tutte le sere prima di andare a letto, da soli o accompagnati) nella prima pagina troveremo la seguente definizione: Funk: (dallo slang nero) è l’odore prodotto durante l’atto sessuale e di conseguenza “funky” sta per un misto di “sporco”, “sexy” e “attraente”. Applicato alla musica il termine vuole identificare un ritmo morboso e sincopato e un arrangiamento mediato dal blues e dal soul.
Rocco Siffredi
Alle origini il funk e` una musica che reagisce alla sofisticazione e alla commercializzazione del soul riscoprendo gli istinti piu` volgari. Quindi i progenitori del funk (intendo i padri dei miei nonni) hanno a che vedere sia con il desiderio di sesso sia con i ritmi tribali (in effetti, a pensarci bene, tutti i bisnonni degli elefunk avevano una carica sessuale smisurata). Quindi il genere origina tanto dalla strada quanto dalla jungla; è tanto volgare e impulsivo quanto lo era il blues delle piantagioni (fino a qua tutto torna: si dimostra il motivo per il quale gli elefunk abbiano un sesto sesto innato e una predisposizione per la coltivazione del cotone). Il funk quindi fu il coronamento di quel processo di volgarizzazione della tradizione musicale nera che aveva avuto inizio con la trasformazione del gospel in soul. Attraverso le varie contaminazioni jazz e rock (vedi la gloriosa Bump Rock band), il soul si era gia` affrancato dagli stereotipi della canzone commerciale nera e aveva assunto una personalita` piu` composita e inquietante.
Con l’avvento del funk l’impianto ideologico della musica vocale nera viene del tutto scardinato: l’enfasi torna ad essere tutta sull’orgia dionisiaca (si spiega di nuovo il fatto che gli elefunk hanno tutti un passato trascorso da pornodivo o magnate del sesso). Ma lo spirito del funk sembra discendere piuttosto dalla linea genealogica che passa per il swing e il twist. Come il travolgente swing fu la musica da ballo ideale del New Deal e come l’esuberante twist fu il ballo ideale della New Frontier, cosi` il degenerato funk e` la musica da ballo ideale dei permissivi e decadenti anni ’70.
Spero che questa nuova lezione vi abbia avvicinato ancora di più alle nostre origini ed al nostro modo di pensare. Nella prossima lezione affronteremo un tema più pratico con degli ascolti e video sui nostri progenitori 😀 Ricordiamo inoltre a tutti che alla fine delle Lezioni di Funk sarà rilasciato un attestato con allegato il fantastico nuovo demo degli Elefunk Un grazie a tutti coloro che credono in noi Elefunk Band
Quando ci fanno questa domanda abbiamo sempre un po’ di incertezza nel rispondere. La parola Funk è stata usata in vari modi nel corso degli anni e nel tempo ha anche cambiato il suo significato.
Negli anni sessanta Funky potevano essere le ritmiche di alcuni grandi come James Brown o Maceo Parker, mentre successivamente, negli anni settanta, fu il grande George Clinton con i suoi Parliament-Funkadelic a rendere il funk un vero e proprio genere, a tratti visionario e pieno di alchimie surreali avanti decine di anni rispetto ai tempi. Tutto ha avuto grandi influenze sulla musica contemporanea e futura: dalla Disco, al Soul al R&B all’Hip Pop al Rap… tutte le caratteristiche ritmiche capaci di “shakerare” le natiche hanno alla base il Funk!!!
George Clinton
Al giorno d’oggi, nel 2018, la parola non ha molto significato, se non per gli intenditori….
L’obiettivo degli Elefunk è far rinascere il Funk, concetto che si è evoluto rispetto alle origini ed è per noi la visione di uno sentimento attraverso la nostra storia ed esperienza quotidiana della musica!
E’ attraverso questo genere di musica positiva e proveniente dall’anima che vogliamo affrontare le tematiche della nostra vita cercando di renderle leggere e ironiche a noi ed a chi si trova di fronte al nostro palco: non una resa di impegno, anzi un turbine di FUNK!!!
La rivoluzione positiva è questa e gli Elefunk sono solamente un fantastico modo per accompagnare questo cambiamento che non è fatto solo di esibizioni sul palco, ma anche di messaggi positivi di cui è priva la società e la musica attuale. E’ questa funk-philosophy che muove la nostra rivoluzione positiva e prende atto nella “Funkshot compilation”, in “M.I.L.F.” quale antidoto naturale alternativo alla negatività ed alla melanconia quotidiana che imperversa sulla penisola: la nostra missione ufficiale è “Funkifizzare lo stivale”.