Lezione n°3: Tutto parte dal Blues

Conclusa la seconda lezione parlando di quanto sia importante la conoscenza dei nostri predecessori, delle nostre radici e dei nostri nonni, padri, madri e figli, eccoci qui alla terza lezione sul funk, ovvero: Iniziamo a parlare in dettaglio delle nostre origini.

Sfogliando la nostra Anima e grattando nel profondo del nostro Cuore, tutti noi sappiamo bene che i nonni dei nonni dei nonni dei nonni dei nostri nonni erano un popolo avvezzo all’abbronzatura (beh, diciamo che erano sempre belli neri). Iacopo effettivamente ne è l’esempio più lampa(da)nte del nostro organico…

Come detto nella seconda lezione di funk, il loro passatempo preferito era quello di andare a raccogliere il cotone nei campi ( Gli elefunk lo sentono bene questo trascorso, perché nessuno di loro resiste per più di cinque minuti senza una sana maglia di cotone addosso…) e tra una balla e l’altra, giù nella fascia sud degli USA, nei primi del novecento nascono canzoni speciali, fatte di tanta umiltà, sofferenza e voglia di fuggire.

E’ quindi il Soul, quel sano Groove che ti sconvolge l’anima, e che getta le basi di un genere che cerca in ogni modo di trasmettere voglia di vivere, di sorridere e di godere (al solito si spiega perché i componenti sono così rigidi e intonsi, sempre dritti verso la meta…).

Avete già capito che senza il Blues tutto il nostro caro e beneamato Funk(y) non sarebbe potuto sorgere, ed è per questo che ci sembra doveroso partire proprio da qui, dal Blues. Dove tutta la nostra musica moderna trova principio.

Solo una breve citazione che ci sembra carina, è l’etimologia del nome: Blue. Termine con cui gli occidentali collegavano il colore blu al senso di nostalgia e tristezza che veniva evocato dalla melodia cantata dagli Afro-Americani. Blues deriva dall’espressione “to have the blue devils”, avere i diavoli blu (Ricordate quando il Pera canta: I’ve got a (blue) devil on me..”? appunto…).

Nel tempo però, da musica triste cantata in mezzo ai campi, si è evoluta ed è passata ad essere incisa in dischi. Era pura passione che spingeva i pionieri a mettersi davanti ad un microfono, imbracciare una chitarra (spesso mezza scordata) e suonare, cantare, e battere il piede in terra (su assi di legno!) in modo da tenere il tempo…

Ci sono tanti artisti che vantano “l’invenzione” o a cui è possibile attribuire “la nascita” del Blues, ed ognuno ha un parere personale. A noi piace considerare come padre, un giovane ragazzo, trisavolo o in qualche modo parente di Giackke (con cui ne condivide i tratti somatici “dalla vita in giù” ed il carnato), nato ad Hazlehurst nel Mississippi, l’8 maggio 1911. La schiavitù è ormai abolita da tempo e Robert Johnson può fin da piccolo innamorarsi della musica, in particolare all’armonica ed alla chitarra (e come hobby coltiva cotone, fino ad aprire una linea propria di abiti di cotone dal marchio Robert J. Malloy). Robert si specializza negli anni in tecnica fingerstyle e fingerpicking (corde pizzicate con le mani), dimostrando una capacità ed uno stile invidiabile da molti, ancora oggi. Le melodie che nascono dalla sua voce, dalla complessità delle strutture ritmiche e dai testi, imprimono delineano ed inquadrano tutti i fondamenti del Blues descritti da molti, fino ad allora, solo come piccoli tasselli colorati di un mosaico a cui Robert Johnson da finalmente una pregevole scultura.

La vita di Robert scorre e scivola via troppo velocemente, in un turbolento susseguirsi di alcool e storie di donne sempre più facili.

Come accade per ogni nostro avo, noi Elefunk sentiamo scorrere vivo quel passato pieno di calore in commistione tra vini di ogni tipo che si fondono al nostro sangue per dare vita all’essenza della nostra linfa vitale.

La vita però, per quanto sia gonfia di gioie, a volte si rivela avara nel concedere troppo, e così vediamo spegnersi a soli 27 anni un pilastro della nostra genealogia. Indelebili sono per noi quei brani che ci ha tramandato, da Sweet home Chicago, Cross Road Blues, Me And The Devil Blues…

Concludendo: questa splendida lezione ci è servita per dare il punto di partenza al nostro percorso, un percorso lungo e radicato nel profondo, che rispecchia la visione e la voglia di trasmettere degli Elefunk, accomunati con molti grandi da un’innata ed insana voglia di allattare il mondo con la loro musica, di cospargere il seme del funk ovunque, di imbiancare la tavolozza pentatonica con sincopatici ritmi tribali, di infilare in ogni pausa ritmica i membri degli Elefunk senza dare tregua al sound che nasce dal basso e poi va su…

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